Dove cavolo è finita l’inflazione?

Matteo Roncaglio
5 min readOct 5, 2020
Drammatizzazione di cosa l’inflazione fa ai vostri soldi

Sembrava ovvio che, con la FED e la BCE che immettevano costantemente liquidità nel sistema, l’inflazione dovesse essere imminente.
Non sta tuttavia funzionando.

E non lo sta facendo fin dal 2008. Perchè?


A COSA E’ DOVUTA L’INFLAZIONE?

“Bravo hai fatto esattamente quello che ti avevo detto di non fare: cercare l’inflazione.”

L’inflazione è dovuta ad una molteplicità di fattori, ma la risposta tradizionale è che sia “la conseguenza dell’aumento della disponibilità di moneta mantenendo invariato il numero dei beni”.

Qualora non esista una spinta verso l’alto dei prezzi dovuta alla mancanza di beni, l’inflazione è solitamente sostenuta dal lato della domanda, ossia dall’eccesso di moneta nel sistema.

L’origine dell’inflazione può avere varie forme:

1. Un mercato del lavoro in espansione che permette un costante aumento delle paghe (questo è stato il caso che storicamente abbiamo incontrato dopo pandemie che hanno decimato la popolazione europea come quella di peste)

2. Un mix di prezzi crescenti e visione ottimistica verso ritorni futuri superiori all’indebitamento che dovremo sostenere oggi

3. Iperinflazione dovuta alla stampa di denaro da parte di governi poco oculati nella gestione delle finanze pubbliche


L’INFLAZIONE FANTASMA

Dal 2008, sia la FED che la BCE, stanno stampando miliardi di euro e dollari via Quantitive Easing per sostenere l’economia (rovinando la concorrenza e l’economia reale, ma questa è un’altra storia) e l’idea non poteva che aumentare i suoi orizzonti durante la pandemia.

Ma dove sono finiti quei soldi?

Per capirlo, dobbiamo approfondire brevemente cosa intendiamo quando parliamo di Quantitive Easing.

In sostanza col QE una banca centrale “compra” da una banca privata dei titoli come bond e titoli di stato, ad esempio, per 20 miliardi (facendo abbassare i tassi di interesse su tali titoli).
A questo punto dà alla banca privata i 20 miliardi e tale banca può prestarli ai clienti.
Sostanzialmente passa “il tempo di un click”. Che non significa che il denaro non abbia valore, che non ci siano conseguenze o che le banche vivano in una sorta di El Dorado: semplicemente è un meccanismo necessario per abbassare i tassi di interesse per tutti.

Vediamo come il bilancio della FED si è impennato durante le crisi.

Ovviamente questo meccanismo crea rischi abbastanza consistenti. Approfondiamo il meccanismo.
Diciamo che la FED acquisti dalla banca X titoli per 1000$. La banca ora dispone di 1000$ in più e dovrà tenerne il 17% a riserva. Potrà dunque prestarne ai clienti retail l’83%, ossia 830$.
Per semplicità, diciamo che un cliente solo prende in prestito quella somma e la deposita nella sua banca. La sua banca ora ha 830$ e potrà prestarne ad altri clienti l’83%, ossia 688$.

Pochi passaggi dopo, avremo un’espansione di credito di 5000$ basata su un titolo iniziale del valore di 1000$.
Vi sembra fantascienza? Vi sembra stupido? Ma è questa la base della nostra economia.

QE significa scambiare asset di lunga durata con riserve.

Tutto il meccanismo avrebbe ben altri effetti, chiaramente, se la FED acquistasse direttamente auto o computer con questi “soldi stampati”: la disponibilità monetaria crescerebbe mentre la disponibilità di beni reali decrescerebbe, portando dunque ad un’ovvia inflazione.

Ma quindi, quale dovrebbe essere lo scopo ultimo della FED?
Semplicemente, lo scopo primario è abbassare i tassi di interesse sui titoli “a cedola fissa” come bond e titoli di stato sotto i rendimenti che avrebbero in condizioni di libero mercato per portare l’investitore a dover investire in asset maggiormente rischiosi, come le azioni, per avere dei rendimenti decenti.

A cosa porta questo? Non ad un’inflazione dei prezzi dei beni di consumo, ma ad un’inflazione degli asset finanziari.

E le banche cosa fanno coi nuovi soldi? Li prestano a tassi bassi.

Prestandoli a tassi bassi spingono i clienti a comprare cose come la casa nuova, la macchina nuova ed altri beni che accolgono dunque la massa monetaria, trasformandola in inflazione.
Possiamo dire questo perchè, nonostante la disoccupazione sia in aumento sul territorio nazionale, notiamo come i prezzi degli immobili in città come Milano siano comunque aumentati del 13.27%.

Non sarà una semplice pandemia ad affossare Milano.

CONCLUSIONE: COSA FRENA DAVVERO L’INFLAZIONE?

Due cose stanno frenando l’inflazione: tecnologia e rigidità dei contratti.

La tecnologia ed i miglioramenti tecnici permettono dei costi produttivi costantemente decrescenti dei più svariati beni ad assoluto beneficio dei clienti che possono comprare più cose con meno denaro.

Il risultato? I prezzi calano e l’inflazione diventa deflazione.

Fa bene alle nostre tasche, ma non fa benissimo all’economia secondo alcune scuole economiche che vedono nel raggiungimento del 2% di inflazione una sorta di “Santo Graal” per annullare la disoccupazione.

Abbiamo poi i contratti nazionali che impediscono una libera contrattazione dei salari imponendone dei minimi e dei massimi.

I salari minimi tagliano fuori dal mercato del lavoro i lavoratori meno specializzati e con una produttività inferiore, facendo salire di conseguenza la percentuale di disoccupazione.
Questo sì, evita che la maggior massa monetaria in circolazione finisca nelle tasche della maggioranza della popolazione (i lavoratori dipendenti) e porti dunque ad una spinta inflattiva.

In buona sostanza, se avete dato per scontato che certe scelte monetarie dessero come unico possibile output un’inflazione generalizzata ed un conseguente aumento del valore dell’oro…potrebbero iniziare a sorgervi dei dubbi.
Tuttavia, non dimentichiamoci come dal 2001 (anno di adozione dell’euro) ad oggi, il prezzo di 1kg d’oro sia passato da 10.000€ a 60.000€: nessun altro bene ha moltiplicato così il suo valore.

Nel 1972, con un prezzo dell’oro di 64$/oz, Rothbard aveva previsto il raggiungimento di un prezzo di 100$/oz entro un paio d’anni come una catastrofe per il valore reale del dollaro. Nel 1974 aveva raggiunto i 184$/oz.

Ricordiamoci comunque che chi si avvantaggia dell’inflazione è chi possiede asset che si apprezzano (i ricchi), mentre chi viene divorato dall’inflazione è chi si ritrova a pagare di più le mele, il pollo e il riso (i poveri) e che si vedono erodere il valore reale dei loro pochi risparmi.

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Matteo Roncaglio

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