ROBINSON CRUSOE: NAUFRAGO E METAFORA ECONOMICA
L’avventura di Robinson Crusoe diventa una perfetta metafora finanziaria per la nostra vita di oggi.
La mia cultura letteraria è pressochè inesistente e si ferma a quanto studiato “per obbligo” alle scuole superiori. Tuttavia una storia mi è rimasta particolarmente impressa: quella di Robinson Crusoe.
Robinson Crusoe (di nascita viennese e dal cognome “Kreutznaer”) è il protagonista del romanzo di Daniel Dafoe “La vita e le strane sorprendenti avventure di Robinson Crusoe” del 1719 in cui, sostanzialmente, si ritrova disperso su un’isola deserta.
Nelle scuole economiche (io nasco ragioniere) viene studiato come metafora della resilienza borghese: il protagonista, da disperso senza possibilità di sopravvivere, aggiunge comfort alla propria vita, migliorandola.
Ed è proprio questo aspetto che andremo ad approfondire.
ROBINSON CRUSOE COME METAFORA
All’interno della scuola economica austriaca viene utilizzato l’esempio di Crusoe per illustrare la semplicità dell’evoluzione della sfera economica di un individuo.
In questo caso il protagonista, semplificando quello che accade nella vita di tutti i giorni, inizialmente ha problemi nella gestione della sua mera sopravvivenza e si muove per essere in grado di soddisfare bisogni sempre più “sofisticati”.
Trovandosi su un’isola deserta, la prima problematica del protagonista sarà relativa alle basilari esigenze di vita. Si parla dunque della necessità di ottenere cibo con approcci primitivi e, come diceva nella letteratura economica Boehm-Bawerk, “mit der nackten Faust” (letteralmente “a mani nude”).
Questo rende bene l’idea dell’arretratezza del metodo di caccia possibile inizialmente per Robinson, ma necessario alla propria sopravvivenza.
Ovviamente è difficile pescare a mani nude: i pesci scivolano e richiede un’atleticità particolare. Proprio per questo l’idea di Robinson è di sviluppare il primo strumento intermedio: un ramo affilato per formare una lancia.
Con questo metodo riesce a catturare 5 pesci al giorno e, dopo averli mangiati, si riposa per prepararsi al giorno di caccia seguente.
Capiamo bene come siamo di fronte ad un vicolo cieco: qualsiasi problema fisico impedirà al protagonista di poter provvedere alla propria sopravvivenza condannandolo a morte certa. Ovviamente non può accontentarsi di questa strategia di caccia e deve diventare più efficiente.
Deve trovare un metodo per pescare più pesce in meno tempo o utilizzando meno sforzo.
Il problema?
Prescindendo la bravura nella caccia, il tempo speso per catturare i 5 pesci necessari alla propria sopravvivenza non permette di avere tempo libero per sviluppare nuove tecniche. L’unico modo, dunque, è tagliare l’attuale volume di caccia (o produzione, nel caso parlassimo di economia) in modo da sviluppare nuovi metodi.
In sostanza, Robinson sta “risparmiando” risorse (il proprio tempo) in funzione di catturare più pesci successivamente.
Sceglie dunque di catturare solo 3 pesci al giorno, restando affamato, per investire tempo nella costruzione di una rete da pesca utilizzando le fronde.
Qui, per superare la fame, l’unico modo è pensare al risultato futuro: uno stomaco pieno con minor sforzo.
L’attuale privazione porterà a vantaggi futuri misurabili oggi.
Se vogliamo rendere palese la metafora economica: Robinson sta investendo tempo per avere dei fattori produttivi migliori in futuro. Non è diverso da un’azienda che non distribuisce i dividendi in modo da avere la possibilità di rinnovare la propria catena produttiva.
L’INVESTIMENTO PROFITTEVOLE
Questo viene chiamato “Umweg” (deviazione) ed è la strada con cui Robinson migliora la propria situazione non analizzando il ritorno immediato, ma il ritorno a lungo termine.
Avendone un ritorno dimostra che la privazione non è fine a sé stessa, ma è anzi fortemente strategica e finalizzata ad un vantaggio futuro.
Non si parla dunque di mera rinuncia, ma di un “consumo differito”: non consumo oggi, per consumare domani.
Possiamo parificarlo alla speranza di un risparmiatore: mi privo oggi di un consumo in funzione di averne un ritorno maggiore in un tempo prestabilito.
Con le nuove tecniche ora Robinson può catturare 5 pesci in sole due ore: è diventato più efficiente ed ha facilmente il tempo per costruire anche una barca senza ulteriori privazioni.
Presto la sua capacità di pesca eccederà di molto le sue necessità di sopravvivenza: potrà dunque accumulare proteine per la sua dieta o scegliere di accumulare tempo per dedicarsi ad altro che non è la caccia.
Siamo davanti dunque ad un “highly productive capital”: per la privazione passata, ora gli “interessi composti” dati dalla maggior capacità produttiva diventano talmente palesi da diventare comfort.
LA CAPACITA’ DI RIPRISTINO
Robinson è un borghese. Sa bene che la ricchezza si acquisisce e si perde.
Cosa sceglierà di fare dunque col tempo risparmiato? Penserà ad abbronzarsi? Ovviamente no. Lo investirà per produrre una nuova rete per sostituire la precedente in caso di rottura in modo da non dover più patire la fame.
Ogni tipo di capitale (che sia finanziario o che sia un pesce) passa da questo ragionamento: è sempre importante considerare la struttura temporale che ci consente l’accesso al capitale.
Questo rientra nel concetto di “wu wei” (“無爲”): la capacità di scegliere quando agire e quando non agire.
IL COSTO OPPORTUNITA’
I vantaggi che oggi ha nella pesca sono frutto di un investimento passato.
L’investimento va calcolato. Per noi una privazione può essere semplice. Parliamo pur sempre di tagliare delle spese non necessarie. Per Robinson è diverso: lui sta investendo tempo che non dedicherà alla caccia e sta, di fatto, scommettendo sulla sua perdita di peso e sulla sua morte.
Ipotizziamo che il tempo per costruire una rete sia equivalente a quello impiegato per cacciare 120 pesci: la maggiore capacità produttiva data dalla rete, gli permetterà di coprire il peso perso nell’attesa? La produttività giustificherà il rischio?
E, in soldoni: il signor Crusoe è psicologicamente pronto a 2 mesi di privazioni fisiche e psicologiche?
Sostanzialmente la domanda è una: l’investimento avrà solo senso fisicamente parlando o avrà senso economico? Dobbiamo essere pazienti oggi per avere il lusso di essere impazienti domani.
CONCLUSIONE
Se ci pensate, la sopravvivenza e l’esistenza stessa sono metafore finanziarie.
Quando 1.500.000 anni fa è stato scoperto il fuoco, il primo pensiero è stato come accumulare (risparmiare) legno per permettere di alimentarlo.
Più gli umani diventavano consapevoli del futuro, più diventavano consapevoli dei metodi per combattere la futura sventura e dei metodi per ingraziarsi la futura fortuna: dall’impilare legname fino al disidratare frutta o conservare carne sotto sale, fino al trasformare il latte (facilmente deperibile) in formaggio.
Robinson Crusoe è quindi metafora di ogni imprenditore che per “sopravvivere” deve considerare:
1. Quanto tempo sarà necessario
2. Quante risorse saranno necessarie
3. Quanto sarà il ritorno dell’investimento
4. Quanto dovrà attendere per il payback
Non dobbiamo dunque fermarci alla superficie vedendo la scelta di affamarsi, non essendo questa il fine. Dobbiamo scavare oltre la superficie e capire che Crusoe non è affamato per incapacità, ma per scelta strategica di investimento. Si tratta dunque di una condizione temporanea.
L’abilità dunque va ben oltre la scelta economica: si tratta di una scelta che ha a che fare con la visione del proprio vantaggio futuro in funzione di una privazione presente.
Questo deve portare la nostra attenzione non al discomfort odierno, ma deve diventare un ragionamento intertemporale di sfruttamento delle nostre attuali possibilità in funzione di una maggiore opportunità futura.
Il mercato è un processo è noi, liberi da ogni tipo di bias, dobbiamo capire e riconoscere il nostro ruolo all’interno del mercato.
L’interezza della nostra storia evolutiva è scandita dal superamento della nostra “overvaluation” dell’importanza del presente in funzione dell’utilità futura: il cavernicolo che non accumulava legna e cibo moriva e non si riproduceva.
Noi siamo figli di un cavernicolo che ha valutato la propria utilità futura sacrificando quella presente.
E la marcia evolutiva non si è fermata.
Siamo ancora oggi di fronte all’unica sfida vera che la natura ci pone: la percezione del tempo.